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Ansia

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“Alla fine di questa giornata rimane 
ciò che è rimasto di IERI e 
ciò che rimarrà di DOMANI; 
l'ansia insaziabile e molteplice 
dell'essere sempre la stessa persona e un'altra.”

F.Pessoa (tratto da il libro dell’inquietudine)

Secondo il DSM 5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) i disturbi d’ansia comprendono quei disturbi che condividono caratteristiche di paura e ansie eccessive. Tra questi i più diffusi sono:

  • Fobie Specifiche (paura o ansia marcate verso un oggetto o situazione specifici, es: volare, altezze, animali, sangue…);
  • Disturbo d’Ansia Sociale (relativa a situazioni sociali nelle quali l’individuo è esposto al possibile esame degli altri, es: sentirsi osservati o parlare di fronte ad altri…);
  • Disturbo di Panico (ricorrenti attacchi di panico inaspettati, cioè comparsa improvvisa di paura o disagio intensi, accompagnati da diversi sintomi, es: palpitazioni, tremori, senso di soffocamento, vertigini…);
  • Disturbo d’Ansia Generalizzata (ansia e preoccupazione eccessive per lunghi periodi).

Per una completa ed esaustiva descrizione si veda DSM 5 (Raffaello Cortina Editore, 2014).

Dal punto di vista esperienziale i disturbi d’ansia corrispondono ad una compromissione della normale armonia tra il “corpo che sono” (Leib) ed il “corpo che ho” (Korper).

Infatti in condizioni fisiologiche normali il nostro corpo non viene nemmeno avvertito, mentre la persona ansiosa è iper-focalizzata sugli stati corporei. Si pensi all’attacco di panico, durante il quale il nostro corpo diviene un pericolo, un sintomo, non siamo più noi stessi!

Riprendendo le parole di Galimberti (1983): “l’ansia non è né un sentimento né un affetto, bensì l’espressione del rattrappirsi dell’umana presenza nel vuoto che si determina con la progressiva perdita del mondo, cui si correla una perdita di sè e del controllo del proprio corpo…”.

Non è un caso che molti studi dimostrino lo stretto legame che sussiste tra la sensibilità agli stati viscerali e l’intensità dell’esperienza emotiva (Liccione, 2011).

Per il fobico le cose sono liberate dalla loro natura e dalla loro funzione abituale…diventando icone, vittime di una sproporzionata sensibilità simbolico-metaforica (Martinotti, 2009). Si pensi a qualunque fobia: l’oggetto della paura (ad es. la folla, oppure il sangue) perde il suo reale significato, divenendo qualcosa di simbolicamente estremo.


dott. Giovanni Ventura
Psicologo a Verona e Milano
P.IVA 
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cell. +39 340 3083216
email: giovanni.ventura.azalea@gmail.com

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